L’ultimo report del Ministero della Salute ha confermato il trend in discesa delle vaccinazioni in Italia, con un calo di circa il 3% negli ultimi 4 anni. La percentuale riscontrata si assesta al 93,4 % della popolazione italiana ed è ben al di sotto del 95%, soglia raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per ottenere la cosiddetta “immunità di popolazione”. Tale dato statistico è motivato in primo luogo dalla disinformazione che, nonostante le forti evidenze attestanti la sicurezza delle vaccinazioni, porta i genitori alla scelta di non vaccinare i propri bambini. Una delle molteplici sfaccettature di tale disinformazione è rappresentato dal timore di reazioni allergiche successive all’inoculazione dei vaccini in soggetti allergici e non. Si analizzino alcune evidenze della letteratura.
In primo luogo, alcune evidenze “generali”: su una media di un milione di vaccini somministrati, soltanto in un caso si verificano reazioni sistemiche gravi, contrastabili con l’utilizzo di adrenalina, farmaco presente e pronto all’uso in ogni ambulatorio vaccinale. Tra queste, una volta trattate, nessuna si è mai rilevata fatale.
Non esiste nessuna correlazione tra storia familiare di allergia, rinite allergica, dermatite atopica, allergia a farmaci, allergie alimentari, asma lieve-moderato, test allergici positivi per inalanti o alimenti e aumento del rischio di reazioni immunitarie sistemiche da ipersensibilità a vaccini. Quest’ultima tematica si associa alle evidenze “specifiche” correlate alla vaccinazione. Esse sono dovute alla presenza nei vaccini di diverse sostanze potenzialmente allergizzanti, come ad esempio additivi o sostanze contaminanti. Nello specifico, nei vaccini possono essere presenti tracce di uovo, lieviti, antibiotici, gelatina, lattice.
Una adeguata anamnesi allergologica, pratica routinaria in tutti gli ambulatori adibiti alla vaccinazione presenti sul territorio, aiuta l’identificazione dei soggetti a rischio prima di procedere alla vaccinazione.
Tale precauzione è motivata dall’evidenza che nonostante i vaccini abbiano un ottimo profilo di sicurezza, essi, come tutti i farmaci, non sono esenti da rischi. In linea generale, i soggetti che hanno avuto una grave reazione sistemica ad una precedente vaccinazione devono essere vaccinati in ambiente protetto, ossia un centro specializzato nella gestione di eventuali reazioni gravi sistemiche.
Reazioni locali e sistemiche lievi (arrossamento del sito di inoculo e/o febbre) dopo la vaccinazione sono reazioni comuni e non è necessario effettuare le successive vaccinazioni in ambiente protetto né rivolgersi allo specialista allergologo pediatra. Riguardo una eventuale positività dei test allergologici alle sostanze allergizzanti prima citate, sarà invece lo specialista allergologo pediatra a valutare distintamente caso per caso.
In conclusione, le evidenze citate rispondono alla domanda posta all’inizio di questa breve trattazione: un bambino allergico deve essere sempre vaccinato e non si deve avere paura di andare incontro alla sua vaccinazione. In casi particolari e poco frequenti, si imporrà la valutazione di uno specialista allergologo pediatra. In casi ancor meno frequenti sarà necessaria la vaccinazione in ambiente protetto. Ma gli eventuali rischi legati alla vaccinazione saranno sempre minori rispetto a quelli dovuti alla mancata vaccinazione.
Luca Pecoraro
BIBLIOGRAFIA
1) www.lastampa.it
2) Le conoscenze sulle vaccinazioni dei bambini allergici tra pediatri e specializzandi in pediatria, RIAP 2011;1: 40-45
3) Come riconoscere le reazioni di ipersensibilità a vaccini e proseguire le vaccinazioni, RIAP 2016;4:2-10
4) La vaccinazione del bambino allergico a sostanze contenute nei vaccini; RIAP 2016;1:33-41
5) Ugazio AL, Marseglia GL, Immunologia e Allergologia Pediatrica; 2017, Pacini Editore Medicina